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Revue d'idéologies linguistiques
Number 17-18, Spring–Fall 2023 La percezione del nuovo nella lingua tra scienza e divulgazione Guest-edited by Raphael Merida, Fabio Ruggiano and Sabine Schwarze
Table of contents (16 articles)
Articles / Artículos / Articoli
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Dedica: A Luca Serianni (30 ottobre 1947 - 21 luglio 2022)
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Introduzione
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«Non s’introduce alcun vocabolo se il bisogno non se ne fa sentire»: Emmanuele Rocco e la questione dei neologismi nell’Ottocento
Antonio Vinciguerra
pp. 10–29
AbstractIT:
Il «filologo napoletano» Emmanuele Rocco è una figura di un certo rilievo nella cultura linguistica italiana del medio e secondo Ottocento. Giornalista poligrafo e polemista vivace, oltre che lessicografo di prim’ordine, Rocco fu uno dei principali compilatori del Vocabolario universale italiano noto come Tramater e fu autore, tra le altre cose, di una raccolta di diverse migliaia di aggiunte e correzioni alla lessicografia italiana e, soprattutto, di un monumentale dizionario storico del dialetto napoletano, redatto per intero, ma interrotto nella stampa alla voce feletto. Il presente articolo si propone in particolare di delineare le idee e la posizione di Rocco nell’ambito delle discussioni ottocentesche intorno ai neologismi.
EN:
The «filologo napoletano» Emmanuele Rocco is a figure of some prominence in Italian linguistic culture of the middle and second half of the 19th century. A polygraph journalist and lively polemicist, as well as a first-rate lexicographer, Rocco was one of the main compilers of the Vocabolario universale italiano known as Tramater and was the author, among other things, of a collection of several thousand additions and corrections to Italian lexicography and, above all, of a monumental historical dictionary of Neapolitan, compiled in full but discontinued in print at the entry for feletto. This article aims in particular to outline Rocco’s ideas and position in the context of nineteenth-century discussions around neologisms.
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«Savj» dilettanti: gli albori della linguistica storico-comparativa in Italia
Fabio Ruggiano
pp. 30–52
AbstractIT:
Durante tutto il Settecento, gli studiosi interessati a questioni linguistiche in Italia provengono da discipline affini come la letteratura e la filosofia, ma anche distanti, come l’economia, la teologia, il diritto. La nascita della linguistica come disciplina autonoma all’inizio del secolo successivo, con l’introduzione, prima di tutto in Germania, del metodo storico-comparativo applicato alle lingue indoeuropee, non produce in Italia un rinnovamento rapido degli indirizzi di studio: fino all’inizio dell’attività di Graziadio Ascoli, negli anni Cinquanta, di linguistica trattano a vario titolo ovviamente letterati alla Monti e Perticari, ma anche intellettuali poliedrici come Cattaneo e Biondelli, storici, archeologi, etnografi appassionati di dialetti, persino medici (come Paolo Marzolo). Tra le diverse concause della lentezza dell’accoglimento del metodo storico-comparativo in Italia, prioritaria è la vocazione italiana allo storicismo, refrattaria ad accettare la riduzione dell’indagine linguistica alla ricostruzione dei processi trasformativi delle forme e incline, al contrario, a rilevare il nesso tra la lingua, la cultura e l’identità di una comunità.
EN:
Throughout the eighteenth century, scholars interested in Linguistic issues in Italy came from related disciplines such as Literature and Philosophy, but also distant ones, such as Economics, Theology and Law. The birth of Linguistics as an autonomous discipline at the beginning of the following century, with the introduction, in Germany at first, of the historical-comparative method applied to Indo-European languages, did not produce a rapid renewal of study directions in Italy: until the beginning of Graziadio Ascoli’s activity, in the 1950s, Linguistics was dealt with in various capacities, obviously by men of letters such as Monti and Perticari, but also by multifaceted intellectuals such as Cattaneo and Biondelli, historians, archaeologists, ethnographers passionate about dialects, even doctors (such as Paolo Marzolo). Among the various causes of the slow acceptance of the historical-comparative method in Italy, the priority is the Italian vocation to Historicism, refractory to accepting the reduction of linguistic investigation to the reconstruction of the transformative processes of forms and inclined, on the contrary, to highlight the connection between the language, culture and identity of a community.
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Sui binari variabili del lessico ferroviario italiano dell’Otto e Novecento
Ludovica Maconi
pp. 53–69
AbstractIT:
In questo articolo si esamina l’ingresso del lessico ferroviario nei vocabolari italiani dell’Ottocento e di inizio Novecento, osservando il lento accoglimento di parole che si stavano allora diffondendo nell’uso e nella vita quotidiana di persone comuni, anche attraverso le pagine dei giornali, a dispetto delle indicazioni e di alcuni tentativi di respingimento operati da lessicografi. Per tracciare questa storia di termini concorrenti, alcuni dei quali sono oggi diventati “parole scomparse”, vengono consultati principalmente dizionari di neologismi e dizionari dell’uso. Tra le parole di ambito ferroviario qui prese in esame abbiamo ferrovia, deragliare, locomotiva, mastodonte, rotaia, traforo, tunnel, viadotto, cremagliera, espresso, direttissimo, rapido, nave-traghetto, ferry-boat, vagone-letto, sleeping car, ferroviere, casellante, vettura, vagone, carrozza, treno blindato.
EN:
The article is about the railway words in the Italian dictionaries of the XIX and early XX centuries. Few words of this technical language were in the list of headwords of the Italian general dictionaries, even if new words of modern means of transport were spreading in daily life and through newspapers. Lexicographers tried to regulate them and to give rules, not always successfully. Sources of this research on railway words (some of which have now become “disappeared words”) are dictionaries of neologisms and general dictionaries. Among the words examined in the article, we mention: ferrovia, deragliare, locomotiva, mastodonte, rotaia, traforo, tunnel, viadotto, cremagliera, espresso, direttissimo, rapido, nave-traghetto, ferry-boat, vagone-letto, sleeping car, ferroviere, casellante, vettura, vagone, carrozza, treno blindato.
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Verga tra vecchio e nuovo: le «sgrammaticature» veriste, la resistenza dei puristi e i ripensamenti d’autore
Fabio Rossi
pp. 70–96
AbstractIT:
Il particolare impasto linguistico delle novelle e dei romanzi verghiani suscitò numerose critiche da parte dei letterati e dei grammatici più tradizionalistici. Soprattutto alcune soluzioni sintattiche risultavano sgradite, in quanto troppo vicine al parlato meno sorvegliato. Verga prese a cuore molte di quelle critiche, al punto da “correggere” alcuni costrutti nelle edizioni successive alla princeps. Il presente articolo, partendo da una sintetica rassegna delle critiche al “nuovo” sintattico, mostra come siano proprio quelle supposte «sgrammaticature» (secondo l’ironica definizione di Capuana) l’elemento di maggior interesse, oggi, della scrittura e della struttura narrativa verghiane. L’articolo si concentra soprattutto sulla resa, mediante quelle «sgrammaticature», della polifonia tipica della tecnica del discorso indiretto libero, del virtuosistico cambiamento del punto di vista e dell’altrettanto virtuosistico andirivieni della voce narrante. Il “nuovo” sintattico, pragmatico e testuale della scrittura verghiana assume dunque più propriamente i connotati di un “nuovo” narrativo, in una modernissima operazione intrinsecamente metacomunicativa, troppo precoce, forse, per lusingare i contemporanei, ma destinata a larghissima fortuna internazionale nei decenni successivi.
EN:
The particular linguistic mixture of Verga’s short stories and novels aroused numerous criticisms from the more traditionalist writers and grammarians. Above all, some syntactic solutions were unwelcome, as they were too close to the informal speech. Verga took many of those criticisms to heart, to the point of “correcting” some constructs in the editions following the princeps. This article, starting from a brief review of the criticisms of the “new” syntax, shows how those supposed “ungrammatical errors” (according to Capuana’s ironic definition) are the element of greatest interest, today, in Verga’s writing and narrative style. The article focuses above all on the rendering, through those “errors”, of the polyphony typical of free indirect speech, of the virtuosic change of point of view and of the virtuosic coming and going of the narrative voice. The syntactic, pragmatic and textual “new” of Verga’s writing therefore more properly takes on the connotations of a “new” narrative, in a very modern intrinsically metacommunicative operation, too early, perhaps, to flatter contemporaries, but destined to very wide international success in the future.
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La novità ecologica attraverso la lessicografia italiana
Michele Ortore
pp. 97–126
AbstractIT:
Nello studio si prende in esame la ricezione della novità ecologica all’interno dei vocabolari italiani, in ottica diacronica e sincronica. Nella lessicografia, infatti, è possibile identificare le tracce di come l’italiano abbia accolto nel suo sistema lessicale la nascita e lo sviluppo di questa scienza e della relativa terminologia. Essendo l’ecologia una scienza giovane, nata a fine Ottocento, è prima di tutto utile fare il punto sul trattamento ricevuto nei vocabolari e sui problemi posti alla sistemazione lessicografica. Il suo paradigma scientifico, inoltre, inizialmente legato alla biologia e alle scienze naturali, è stato rivoluzionato dall’esplosione dei movimenti ambientalisti, che hanno trasformato lo studio neutro degli ecosistemi in una scienza tesa alla verifica critica degli squilibri naturali prodotti dalle attività umane: è apparso perciò utile ricostruire questa svolta ripercorrendo in diacronia l’evoluzione della definizione di ecologia nei dizionari italiani. Infine, attraverso un piccolo campione di parole chiave legate alla crisi climatica (sostenibilità e derivati, effetto serra), s’indagherà la capacità dei vocabolari italiani di rimanere al passo con un’evoluzione semantica rapidissima, spesso consolidata dall’azione delle istituzioni governative.
EN:
The study examines the reception of the new ecological prospective within the Italian vocabularies, from a diachronic and synchronic perspective. In lexicography, in fact, it is possible to identify the traces of how Italian has received in its lexical system the birth and the development of this science and its terminology. Ecology being a young science, born at the end of the 19th century, it is first of all useful to take stock of the treatment received in vocabularies and the problems posed to the lexicographic system. Its scientific paradigm, moreover, initially linked to biology and the natural sciences, was revolutionised by the explosion of environmental movements, which transformed the neutral study of ecosystems into a science aimed at the critical verification of the natural imbalances produced by human activities. It therefore seemed useful to reconstruct this turning point by retracing in diachrony the evolution of the definition of ecology in Italian dictionaries. Finally, through a small sample of key words linked to the climate crisis (sustainability and derivatives, greenhouse effect), we will investigate the ability of Italian vocabularies to keep pace with a very rapid semantic evolution, often consolidated by the action of governmental institutions.
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«Noi siamo tanti schiavi delle altre nazioni». La percezione dei neologismi nel dibattito sulla lingua italiano dal giornalismo spettatoriale settecentesco al blog nell’era digitale
Giulia Mantovani
pp. 127–146
AbstractIT:
Il dibattito sulla lingua è stato particolarmente animato dal tema dei neologismi e prestiti. Se da un lato le parole nuove sono state percepite come risorse per migliorare le capacità espressive, dall’altro hanno anche provocato reazioni allarmistiche verso la lingua italiana, al punto da venire considerate tra le cause della sua decadenza. I mezzi di comunicazione di massa, offrendosi come piattaforme per la diffusione e lo scambio di opinioni, sono stati gli spazi principali in cui si sono svolti tali dibattiti (Schwarze, 2021: 12). Il contributo ha lo scopo di indagare la continuità nella percezione dei neologismi - italiani e stranieri - fra i periodici di tipo spettatoriale pubblicati nel lungo Settecento e i blog del XXI secolo. L’analisi verterà sulla ricorrenza di alcuni campi metaforici e sull’individuazione delle ideologie linguistiche che emergono dalle discussioni.
EN:
The language debate has been particularly animated by the topic of neologisms and borrowings. While on one hand new words have been perceived as resources to enhance expressive capabilities, on the other hand they have also triggered alarmist reactions towards the Italian language, to the extent of being considered among the causes of its decline. As platforms for the dissemination and exchange of opinions, mass media have been the primary venues where such debates have taken place (Schwarze, 2021: 12). This contribution aims to investigate the continuity in the perception of neologisms - both Italian and foreign - between the Spectator-type periodicals published throughout the long 18th century and the 21st-century blogs. The analysis will focus on the recurrence of some metaphorical fields and on the identification of the linguistic ideologies that emerge from the discussions.
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«Così s’è formata la lingua italiana». La (storia) linguistica italiana raccontata alle giovinette di fine Ottocento
Rita Fresu
pp. 147–166
AbstractIT:
Il contributo si sofferma sulla produzione educativa della lombarda Anna Vertua Gentile (1845-1926), nota soprattutto per la letteratura di condotta femminile, analizzando, nello specifico, un capitolo del libro In collegio. Letture per giovinette (1889 [1890]), che offre una microstoria della lingua italiana diretta alle ragazze. Attraverso la finzione narrativa, che simula una lezione in aula, Vertua Gentile propone alle giovani discenti idee e nozioni sulla lingua del nuovo Stato, sul suo rapporto con i dialetti, sulle differenze tra lingua letteraria e lingua d’uso, sull’importanza della scrittura (anche per una donna), contemperando le diverse posizioni che si erano andate sviluppando all’indomani della dirompente proposta manzoniana e dell’animato dibattito linguistico-pedagogico che ne seguì. Il testo pertanto si rivela prezioso non solo per ricostruire la teoria linguistica sottesa alla prassi educativa dell’autrice, ma anche per mettere a fuoco la circolazione e la ricezione delle idee linguistiche diffuse a livello accademico negli ambienti della scuola e presso un pubblico di non specialisti.
EN:
The contribution focuses on the educational production of the Lombard writer Anna Vertua Gentile (1845-1926), known above all for her literature of female conduct, analyzing, specifically, a chapter of the book In collegio. Letture per giovinette (1889 [1890]), that contains a microhistory of the Italian language for girls. Through narrative fiction, which simulates a classroom lesson, Vertua Gentile offers young learners ideas and notions on the language of the new State, on its relationship with dialects, on the differences between literary language and everyday language, on the importance of writing (even for a woman), balancing the different positions that had been developing after the Manzoni’s innovative proposal and the animated linguistic-pedagogical debate that followed. The text therefore proves valuable not only for reconstructing the linguistic theory underlying the author’s educational practice, but also for focusing on the circulation and reception of linguistic ideas spread at an academic level in school environments and among an audience of non-specialists.
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La forza dell’uso e il rispetto della tradizione. La questione linguistica all’interno del Touring Club Italiano
Raphael Merida
pp. 167–183
AbstractIT:
Il contributo esamina alcuni approfondimenti linguistici apparsi tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento nella Rivista del Touring Club mettendo in evidenza anche i legami culturali fra gli intellettuali del Touring Club Italiano con le politiche linguistiche e le tendenze lessicografiche coeve. Particolare attenzione è dedicata agli interessi del mensile nei confronti della tutela linguistica delle attività commerciali e turistiche, le cui maggiori espressioni risiedono nei giudizi sulla denominazione degli alberghi e delle insegne, e del lessico automobilistico e ferroviario, che durante i primi anni del Novecento fu protagonista di importanti novità dal punto di vista lessicografico. Le opinioni intorno al Touring Club Italiano oscillano fra il moderato accoglimento e il purismo della tradizione; tali posizioni sono ben visibili soprattutto negli articoli e nelle voci lessicografiche dedicati ai forestierismi touring e club, da una parte condannati, dall’altra accolti come segno di innovazione.
EN:
This paper is about the linguistic insights published between the end of the 19th century and the first half of the 20th century by the Rivista del Touring Club Italiano, also highlighting the cultural links between the intellectuals of the Touring Club Italiano with contemporary linguistic policies and lexicographic trends. Particular attention is dedicated to the monthly magazine’s interests in the linguistic protection of commercial and tourist activities, the main expressions of which lie in the judgments on the naming of hotels and signs, and in the automotive and railway lexicon, which during the first years of the twentieth century was the protagonist of important innovations from a lexicographic point of view. Opinions around the Touring Club Italiano oscillate between moderate acceptance and the purism of tradition; these positions are clearly visible above all in the articles and lexicographic entries dedicated to touring and club foreignism, on the one hand condemned, on the other welcomed as a sign of innovation.
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La percezione del nuovo nei volumi di divulgazione linguistica e di narrativa didascalica di Leo Pestelli
Manfredini Manuela
pp. 184–206
AbstractIT:
Il saggio approfondisce e delinea il ruolo di Leonardo Pestelli (1909-1976), scrittore, giornalista e linguista non accademico, nella promozione di ideologie sul nuovo, inteso come diffusione nell’uso di tratti linguistici non ancora contemplati dal sistema o contemplati ma tenuti ai suoi margini. Il periodo storico in cui è attivo Pestelli va dagli anni Cinquanta agli anni Settanta del Novecento ed è un periodo particolarmente delicato per la storia d’Italia, caratterizzato, sul piano linguistico, dalla progressiva italianizzazione della società, dal conseguente ampliamento del pubblico dei lettori della carta stampata e dell’editoria, dalla crescente diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, dallo sviluppo delle scienze e delle tecnologie, dall’influenza dell’angloamericano.
La percezione, da parte di Pestelli, del nuovo nella lingua viene definita attraverso l’analisi dei suoi fortunati volumi di divulgazione linguistica: Parlare italiano (1957), Dizionario delle parole antiche (1961), Racconto grammaticale (1967), Trattatello di rettorica (1969), Perdicca (1972).
EN:
The essay delves into and outlines the role of Leonardo Pestelli (1909-1976), writer, journalist and non-academic linguist, in the promotion of ideologies on the ‘new’, understood as the diffusion in the use of linguistic traits not yet contemplated by the system or contemplated but kept at its margins. The historical period in which Pestelli is active goes from the 1950s to the 1970s and is a particularly delicate period for the history of Italy, characterised, on a linguistic level, by the progressive Italianisation of society, the consequent expansion of the readership of the printed press and publishing industry, the increasing spread of mass media, the development of science and technology, and the influence of Anglo-American.
Pestelli’s perception of the new is defined through the analysis of his successful volumes of linguistic popularization: Parlare italiano (1957), Dizionario delle parole antiche (1961), Racconto grammaticale (1967), Trattatello di rettorica (1969), Perdicca (1972).
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La fiaba nuova tra Ottocento e Novecento. Il caso di Maria Messina
Claudia Tarallo
pp. 207–236
AbstractIT:
Il saggio offre uno studio sulla narrativa per bambini della scrittrice palermitana Maria Messina (1887-1944). Allo scopo di interpretarne il valore storico, si indagano innanzitutto i rapporti tra la sua produzione letteraria e la politica di acculturazione dell’infanzia italiana nel panorama del neo-Stato unificato, quando le nuove esigenze educative nazionali si fondono con la necessità di alfabetizzare la popolazione giovanile. Dopo un breve excursus storico sul genere fiabesco, i tratti peculiari della fiaba messiniana vengono delineati attraverso uno spoglio linguistico delle opere I racconti di Cismè (1912), Pirichitto (1914) e I figli dell’uomo sapiente (1915).
EN:
The essay offers a study on the children’s fiction of the Palermo writer Maria Messina (1887-1944). In order to interpret its historical value, we first investigate the relationships between his literary production and the policy of acculturation of Italian childhood in the panorama of the newly unified State, when the new national educational needs merge with the need to make the population literate youth. After a brief historical excursus on the fairy tale genre, the peculiar traits of the Messinian fairy tale are outlined through a linguistic analysis of the works I racconti di Cismè (1912), Pirichitto (1914) e I figli dell’uomo sapiente (1915).
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Tra misoneismo e “fedeltà linguistica”: la percezione dei neologismi in un campione di parlanti
Dalila Bachis
pp. 237–259
AbstractIT:
Lo studio ha lo scopo di osservare la percezione dei neologismi da parte del parlante medio. Per farlo si sono prese in considerazione le osservazioni di un campione di parlanti sulle parole agnellato, ghostare, poliamore, skincare. Tali osservazioni sono state raccolte tramite due canali: 1) i commenti ai post su Facebook dell’Accademia della Crusca relativi agli studi sulle quattro parole; 2) un questionario online.
Si registrano vari atteggiamenti all’interno del campione: un consueto atteggiamento censorio, dietro il quale convivono diversi aspetti (a volte, la presunta difesa della lingua è soltanto un pretesto per ricorrere al linguaggio d’odio; in molti altri casi, invece, la resistenza nei confronti del “nuovo” è la spia della cosiddetta “fedeltà linguistica”) ma anche idee maggiormente liberali (emerse in particolare dal questionario, più che dai commenti sul social).
EN:
The study aims to observe the perception of neologisms by the average speaker. To do this, it takes into consideration the observations of a sample of speakers on the words agnellato, ghostare, poliamore, skincare. These observations were collected through 1) the comments on the Facebook posts of the Accademia della Crusca about the studies on the four words; 2) an online questionnaire.
Within the speakers, various attitudes are recorded: a censorious attitude, behind which various aspects coexist (the pretext for resorting to hate speech; the so-called “linguistic fidelity”) but also more liberal ideas (emerging in particular from the questionnaire, rather than from the comments on the social network).
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Sulla proposta di creazione di un nuovo genere in italiano: riflessioni, problemi, simboli
Maria Carosella
pp. 260–275
AbstractIT:
L’articolo affronta la questione del genere grammaticale nel dibattito contemporaneo riguardante l’italiano, evidenziando una connessione tra la questione dell’uso sessista della lingua – in particolare del maschile sovraesteso – e la proposta di creazione di un nuovo genere con morfemi flessionali -ə (singolare) e -3 (plurale) per favorire l’inclusività dei soggetti sessualmente non-binary. Tale cambiamento sarebbe di grande impatto sulla ristrutturazione morfologica dell’italiano e per questo si è aperto un accesissimo dibattito, ancora in corso, di cui qui si dà conto. Nell’ultima parte del contributo si presentano i risultati di una prima ricognizione volta a sondare la conoscenza di -ə e -3 in un campione di utenti.
EN:
The paper addresses the issue of grammatical gender in the contemporary debate about Italian Language, highlighting a connection between the issue of sexism – rapresented by the use of masculine gender – and the recent proposal to create a new gender, using the morphemes -ə (singular) and -3 (plural), referred to non-binary people. The change would have a great impact on morphology of Italian Language and for this reason it has raised a very heated debate which is still ongoing and reported here. In the last part of the paper is reported the result of a survey on the knowlegde of -ə e -3 in users.
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Ideologie linguistiche e nomi femminili di professioni e di cariche
Giuseppe Zarra
pp. 276–298
AbstractIT:
Il saggio analizza le attuali tendenze d’uso per i femminili di professione e di carica, con particolare riguardo alle ideologie linguistiche e all’autorappresentazione linguistica delle donne, presentando sia i riscontri di sondaggi sulla scrittura giornalistica e sulla scrittura estremamente varia di Internet sia i dati raccolti mediante un questionario sul linguaggio di genere. Particolare attenzione è dedicata al processo in atto di connotazione politica, sempre più forte, nell’ideologia linguistica sul linguaggio di genere: l’opposizione ai nomi femminili di cariche, propugnata già in passato da esponenti della classe politica di centrodestra, si configura oggi alla stregua di un tratto identitario di tale area politica.
EN:
This paper analyses current usage trends for feminine forms indicating professions and roles held by women in Italian, paying particular attention to linguistic ideologies and women’s linguistic self-representation. It presents results of surveys about the journalistic writing and the extremely varied writing on the Internet, as well as data gathered from a questionnaire about gender-inclusive language. Special emphasis is devoted to the ongoing process of increasingly strong political connotation in the linguistic ideology of gender language: the opposition to feminine job titles, advocated in the past by members of the centre-right political class, appears now as a feature of this political identity.